1997 - in corso – Panini Comics
Tra i miti del fumetto di questa
nostra vecchia e bizzarra penisola, pare si possa trovare la storia di un ratto
in grado di irretire lettori in gran numero. Una bestia leggendaria metà
stupida e metà idiota che ad ogni nuova scorribanda nelle edicole acquisisce
nuovi adepti, per non lasciarli più liberi. Questa settimana si festeggia il
centesimo numero dell’opera del Clint Eastwood del fumetto italiano.
Esagerazione? Forse, ma se penso
ad artisti che in questo ventunesimo secolo riescono a trovare una strada
obliqua e originalissima che taglia tra i campi della cultura popolare e i
palazzi della cultura “alta”, i primi due nomi che fanno capolino nel mio
cranio bacato sono Clint Eastwood e Leo Ortolani. Entrambi osannati sia dal grande pubblico sia dalla critica;
entrambi fanno mezzo passo falso ogni decennio.
Leo Ortolani fumettista e geologo,
sicuramente non ha sviluppato la sua particolarissima sensibilità e il suo umorismo dallo studio delle
ofioliti. Al massimo dai basalti, potrebbe ribattere lui. In ogni caso,
dovunque sia andato per scovare/affinare questi suoi talenti, è chiaro che in
Rat-Man li ha messi a frutto nel più bizzarro dei modi. Creando un mondo
popolato di idioti e supereroi. Quindi praticamente identico al nostro, ma con
in più i supereroi. Oltre al Rat-Man e a tutti i suoi possibili spin-off (Il
signore dei Ratti, Avarat, Ratto e i Sacrificabili, 299+1, Ratolik, Il grande
Magazzi), nel “tempo libero”, l’Ortolani gestisce pure un ottimo blog in cui,
pubblicizza iniziative, pubblica recensioni di film a fumetti, porta avanti la
sua crociata contro i responsabili del casting dei film Marvel e, in generale,
fa ridere della grossa raccontando i fatti suoi.
Ok questo è l’autore, ma l’opera?
La storia delle origini di
Rat-Man la sanno anche i sassi e, se non siete ancora adepti dell’uomo con la
maschera da ratto, non è questo che può
interessarvi. Questo semmai vi interesserà quando bimestre dopo bimestre, non
potrete evitare di correre in edicola/fumetteria con la bava alla bocca e gli
occhi riversi. Sì, esatto, come quando andate a chiedere se è uscito l’ultimo
numero di Smanazza, la rivista di retrospettiva cinematografica tanto cara al
giallo supereroe. Non sto nemmeno ad introdurre i personaggi. Non è che posso
fare tutto io, che c’ho pure i miei impegni. Andate a recuperarvi qualche albo
e leggetevelo. Qui voglio solo celebrare degnamente i cento numeri di un grande
fumetto (e bearmi di averli tutti ordinatamente disposti in libreria). Se però serve
uno stimolo alla lettura, potrei fare una presentazione generale dei temi che
Leo Ortolani ha sviscerato nel corso di questi primi cento numeri. Pensate a
una cosa. Ok, bravi, azzeccato. Non che fosse difficile, in Rat-Man c’è
praticamente tutto. Volete ridere fino ad avere fame d’aria? Nessun Problema.
Volete i supereroi? Ci sono. Volete la continuità? Presente. Parodie sui
generis? Religione? Eccola. Amore? Amicizia? Guerra? Noia? Humor nero? C’è, c’è,
c’, manca e c’è. Azione? No problem. Volete
tremare leggendo di minacce enormi e terribili? Beh per quello c’è Cinzia.
L’abilità dell’autore nell’uso del meta fumetto, poi, beh quella ha fatto
scuola e storia.
E’ veramente difficile pensare a temi che non
siano stati toccati e, ancora più arduo, non soffocare ogni due mesi ridendo
più di quanto il decoro consentirebbe. Infatti, uno dei miei ricordi più belli
legati alla super pantegana è la tragica storia di un uomo che, durante una
vacanza in montagna, trova sul tavolo un Rat-Man color special (nemmeno uno dei
più belli), la gente si prepara per andare a dormire, io vado in cucina a
prendere un bicchiere d’acqua, e mi vedo ‘sto tizio iniziare a sogghignare
scivolando lentamente dalla sedia e finendo sul pavimento tra grasse risate. Si
ricompone, si siede, ci si dà la buonanotte, e via nelle camere. Nel silenzio
delle Dolomiti resta un unico rumore: un pirla che se la ride di gusto.
Basterebbe solo questo per
cominciare. Dalla fine, dall’inizio, non importa. Cento numeri… e ogni nuovo volume è un po’ più bello di
quello prima.