venerdì 7 marzo 2014

Il Fendighiaccio. Tra la pellicola e la carta.

Snowpiercer

Questa settimana, grazie al fatto che il 28 febbraio è uscito nelle sale il nuovo film di Bong Joon-ho (The Host, Tokio!, Madre), tratto dal fumetto francese “Le Transperceneige”, colgo l’occasione per fare un piccolo esperimento di fusione tra sezione cinema e sezione fumetto. A rendere interessante la cosa è la libertà con cui è stata sviluppata la sceneggiatura del film , che mantiene, come punti di contatto con l’opera originale, solo lo scenario glaciale e un treno con una forte divisione in classi sociali. Oserei dire che proprio grazie a queste differenze, stranamente (non che sia un caso unico, ma è sempre piuttosto raro), sia il film, sia il fumetto originale meritano attenzione.
Partiamo dal film.


Snowpiercer - Bong Joon-ho
Corea del Sud, USA, Francia (2013)

In un futuro in cui, per rimediare al riscaldamento globale, l’umanità sviluppa una tecnologia che va lievemente oltre lo scopo, causando una glaciazione del pianeta, i pochi sopravvissuti sono condannati a viaggiare su un treno di lusso spinto da un motore a moto perpetuo. La “generosità” del proprietario consente ad alcuni individui delle classi inferiori di salvarsi occupando la coda del treno, ovvero ambienti non diversi da carri bestiame (nessuna citazione esplicita da parte del regista Coreano, ma è difficile non pensare alle deportazioni naziste). Ovviamente, si giunge ad un punto di rottura in cui i passeggeri della coda non riescono più a tollerare gli abusi e si rivoltano per cercare, vagone dopo vagone, di raggiungere la locomotiva e prendere il controllo del treno.
Realizzato in un set costituito da una vettura lunga più di 100 metri, il film si dipana come un vecchio videogioco arcade a livelli, in cui ad ogni vagone i toni, i colori e i generi cinematografici variano. In un contesto fantascientifico, abbiamo un treno che contiene il film politico, il pulp, il gossip, il grottesco (il vagone scuola favolosamente debitore delle visioni distopiche di Terry Gilliam) e l’action. Vagone dopo vagone, il ritmo serrato, le scenografie claustrofobiche e un misto di personaggi sopra le righe, che fanno da contraltare ad un protagonista simbolo dell’uderstatement, ci accompagnano in una corsa in avanti, verso la locomotiva. A bordo dello Snowpiercer non c’è spazio laterale per far disperdere l’azione con sottotrame ingarbugliate. Solo una linea da percorrere e ghiaccio tutto intorno.
Una cosa che tutti hanno fatto notare, e che mi sento di condividere in pieno, è che grazie agli dei tutti, mancano i tipici spiegoni americani , causa prima della rovina della potenza evocativa della fantascienza. Oltre a questo: ottime interpretazioni, favolose scenografie, CGI che se ne resta buona in un angolino senza mai prendere il sopravvento sulla storia (sentitamente ringrazio).
A conti fatti, forse, un certo regista di cinepolpettoni pieni di alieni blu e sbrodolate computerizzate, potrebbe prendere qualche appunto, magari in compagnia di quell’altro collega che da tempo ha ceduto al lato oscuro degli effetti speciali e delle acrobazie inutili con le spade laser.
E, per chiudere, una sceneggiatura solidissima che si configura come uno spin-off della serie a fumetti (o un reboot, se volete). Il mondo sviluppato dagli autori Francesi viene piegato alla volontà del regista per rendere al meglio sullo schermo. Bong Joon-ho, entrando a gamba tesa, tagliando qualsiasi cosa non fosse funzionale al film, rimaneggiando e inserendo elementi completamente originali, crea un’opera, che come il treno in questione, è indipendente, bastante a se stessa ed è in grado di distruggere il ghiaccio della fantascienza senz’anima degli anni recenti.

Il fumetto.

Le Transperceneige - Jacques Lob e Benjamin Legrand, per i disegni di Jean-Marc Rochette
Francia – Cosmo 2014 (edizione Italiana)

L’edizione italiana uscita a gennaio di quest’anno raccoglie i tre capitoli della serie:

- Le Transperceneige – 1984
Questa è la parte che più potrebbe avvicinarsi al film. Si parte da premesse simili: una guerra ha provocato una nuova glaciazione e i superstiti sono imbarcati sul treno Snowpiercer. Protagonista è un uomo che tenta di fuggire dalla coda del treno e che, catturato dai militari, conosce una giovane donna della seconda classe, a capo di un’organizzazione per i diritti dei passeggeri di coda. Insieme, cercano di raggiungere il Presidente, in testa al treno, in modo da impedire che i vagoni di coda vengano sganciati per cercare di fare recuperare velocità a un treno in continuo rallentamento.

- Il geoesploratore - 1999
Qui si narra di un secondo treno, Wintercrack e di un geoesploratore (uomini con il compito di esplorare periodicamente l’esterno del pianeta ghiacciato) di umili origini, che, con l’aiuto della figlia di uno dei governanti, riesce a conquistare il potere politico e a fare luce sulle bugie degli uomini a capo della locomotiva.
I quindici anni intercorsi tra la realizzazione del primo e questo secondo capitolo giustificano diversità di tratto di un disegnatore passato al mondo della pittura.

- La terra promessa – 2000
Quest’ultimo capitolo prosegue nella narrazione delle avventure di Puig, il geoesploratore, da quando il Wintercrack lascia i binari per seguire un segnale radio proveniente, presumibilmente, da un altro nucleo di sopravvissuti.

Il fumetto ha una struttura ben più complessa rispetto all’interpretazione cinematografica, non ha di certo la linearità e il ritmo serrato del film, ma nemmeno ne ha bisogno: spesso non c’è nulla di meglio di un bel fumetto denso e ingarbugliato alla Urasawa. Sono poi presenti temi che dal film non vengono nemmeno sfiorati, tra cui l’anticlericalismo del secondo e del terzo capitolo, il rigido controllo delle nascite o la presenza dei vagoni di seconda classe (non presenti nel film). Nel complesso, il fortissimo (e stilizzato) messaggio politico del film si perde, consentendo però di rappresentare la società sui treni in modo molto più aderente al reale. Il problema principale è che per avere un menù più vario, va messa più carne sul fuoco, e se, come in questo caso, non ci si preoccupa molto delle dimensioni del barbecue, alcuni pezzi restano crudi.
Oltre a questo, a tratti, il fumetto risulta confusionario, sia nei disegni, sia nei dialoghi, dando spesso l’impressione che ciascun capitolo sarebbe stato più “comodo” se sparso (almeno) su una cinquantina di pagine in più. A queste pecche andrebbe aggiunto che (forse per uscire contemporaneamente al film) la traduzione risulta poco curata, con la presenza di alcuni fastidiosi errori di battitura che un classico della fantascienza a fumetti sicuramente non merita, ma al di là dei difetti, tra le sterminate distese di ghiacci e i minuscoli spazi del treno, in cui le tensioni tra gli esseri umani vengono portate all’estremo, la forza evocativa della storia giustifica ampiamente l’infatuazione del regista coreano.
Stare a imbarcarsi in futili discussioni sul fatto che sia meglio la versione in pellicola o quella su carta stampata in questo caso non ha senso, sono due cose parecchio diverse. Sicuramente non si può negare che il film abbia meno difetti rispetto al fumetto e, in particolare, goda di una chiarezza espositiva maggiore. D’altro canto il fumetto, pur confusionario, pur discontinuo, ha un respiro e una potenza evocativa che nel film risultano ridimensionate.
Il fatto che possa essere un’opera originale su carta ad essere veicolo di intrattenimento intelligente non desta stupore, il fatto che lo sia un film ad alto budget del 2014, invece, lascia abbastanza (e piacevolmente) sorpresi. Volendo trovare un film fantascientifico recente che mi abbia soddisfatto quanto questo, dobbiamo tornare a “Inception”. Film che può dar battaglia alla pellicola del regista coreano, spuntandola solo sul finale (memorabile la trottola di Inception, trascurabile quello di Snowpiercer). Perché, effettivamente, se Snowpiercer rasenta la perfezione senza raggiungerla, è colpa dei venti secondi finali che fanno perdere mordente a quello che poteva essere un finale epico e definitivo, molto più in linea con lo spirito dell’opera originale (e probabilmente molto meno in linea con gli investitori Hollywoodiani).
Chiunque voglia andare a vedere un film d’azione o di fantascienza acefalo alla Elysum (giusto per prenderne uno con temi simili) resterà deluso. Chi vuole semplicemente andare a vedere un bel film, avrà di che gioire.