mercoledì 23 aprile 2014

Prima carezze, poi sputi in faccia

Gantz – Hiroya Oku
Giappone (2000-2013)

Sia lodato il cielo, Gantz è finito! Il mio portafoglio e la mia pazienza ringraziano sentitamente.
Ora, io non sono uno a cui piace far polemica, né ho intenzione di perdere il mio tempo a demolire lavori mal riusciti, soprattutto considerando quante sono le cose interessanti di cui si può parlare. E allora perché mettersi a scrivere un articolo che inizia con: “Sia lodato il cielo, Gantz è finito!”? Ci metterò un po’ a spiegarlo, ma sempre meno del tempo che Hiroya Oku ha impiegato a distruggere un bellissimo manga a colpi di brodini allungati (con il sangue), finendo poi con vibrare il colpo di grazia con quella nemesi dell’intelligenza e del buon gusto che i fondamentalisti Bonelliani e i produttori Hollywoodiani amano tanto: lo spiegone finale.

Antefatto.
Io, pischello del mondo del fumetto, appena svezzato dal mondo Disney, dopo un rapidissimo e inoffensivo passaggio in terra Marvel (Spider-man, X-men, Fantastici 4), approdo sull’isola dei manga a seguito dell’allora asso-pigliatutto Toriyama. Partendo da Dragon Ball, mi muovo scompostamente come un bambino gettato in acqua per la prima volta, cercando di trovare il mio equilibrio. Così, in rapidi passaggi, si va da City Hunter a 3x3 occhi, a Slam Dunk a Kenshin, per entrare (accompagnato da Berserk) nel mondo dei seinen.
Il primo dei 37 volumi di Gantz esce in Italia per Panini a marzo 2002 ed io, cresciuto a pane e Aasimov, stufo del fantasy ipersanguinolento di Gantz (e del fantasy in generale), non posso fare altro che aggiungere alla collezione questo nuovo prodotto sbudello-Fantascentifico.
Diciamocelo, un bel volumetto disturbante per un lettore alle prime armi. Un protagonista odioso e stronzo come pochi (vincitore del campionato uomini di merda del 2002), muore nel primo capitolo, entrando così in un mondo in cui per sopravvivere (alla vita dopo la morte) bisogna uccidere (spesso, pure gente innocente). Una sceneggiatura che ti sbatte in faccia gli avvenimenti alla stessa velocità con cui le interiora dei malcapitati finiscono in faccia ai protagonisti. Disegni che denotano una cura paranoica del dettaglio, e degli sfondi, frutto della combinazione tra la mano e il computer, che contribuisce a rendere il tutto meravigliosamente asettico e privo di emozioni. Un mistero di fondo che ruota attorno a morti che, dopo essere tornati in vita in una stanza con una sfera, sono costretti a giocare al massacro con dei malcapitati alieni.
E’ fatta, il primo numero colpisce in pieno la mia curiosità. Ma quello che mi lega indissolubilmente alla serie è qualcos’altro.
Gantz non è un capolavoro, di nessun genere. Gantz è il meglio che si possa fare volendo mescolare qualsiasi genere e tenendo le mani sempre completamente libere per far evolvere la storia in qualsiasi direzione. Gantz tocca la metafisica, la fantascienza, la filosofia, la critica sociale, lo splatter, la storia d’amore, l’avventura, il dramma le perversioni sessuali del paese del sol levante, il racconto di formazione. Gantz non è raffinatissima anatra all’arancia cotta a puntino, Gantz è una fritta tona con fragole e pancetta, ma parecchio gustosa.
Quindi, seguo con interesse la Fase 1 in tutta la sua magnificenza di misteri e domande, in cui vengono presentate missioni omicide via una dentro l’altra con protagonisti il cui unico obbiettivo è sopravvivere. Resto strabiliato da una Fase due (la migliore) in cui i personaggi iniziano a crescere, ad organizzarsi a voler risposte, ricevendo solo ulteriori domande. Poi arriva la Fase 3 che porta finalmente con se le risposte, peccato che siano tutte sbagliate. Ma non di quello sbagliato che dici, poverino, si è impegnato, ma più di così non poteva fare. Piuttosto, sembra quello sbagliato dell’alunno che prima prendeva solo ottimo e poi si è stufato di studiare, che tanto è pieno di soldi e andrà a lavorare in banca con il papà e quindi perché non mettersi a fare le cose a cazzo.
Misteri immaginifici che trovano soluzioni improbabili e insoddisfacenti, volumi che escono una, a volte due, raramente 3 volte l’anno in cui non un solo tassello viene aggiunto alla storia, solo spari, salti, alieni sempre più brutti e meno originali, cervella e interiora. I generi spariscono in favore di una fantascienza eroica e apocalittica già letta mille volte. Centinaia di pagine senza un solo dialogo. L’originalità che viene prima spernacchiata e poi bellamente ignorata.
Diamo al’autore il merito di essere è arrivato a una fine. Come se avesse staccato la spina a un amico sofferente da anni e senza nessuna speranza di riprendersi. Avrebbe potuto continuare a guadagnarci sopra (coff coff Berserk coff Bastard! coff coff), gli avrei dato comunque i miei soldi, memore dei numeri fino al 27 e incatenato dal fatto che la mia carriera di lettore di fumetti è andata di pari passo con questa serie, ma sono veramente felice che sia giunto a una conclusione (per quanto brutta).
Chiaro che dopo Gantz e dopo La mia Maetel, abbiamo la dimostrazione che, pur partendo con ottimi soggetti, Oku è un maestro a sputtanare tutto in chiusura ed è pure chiaro che prima di investire di nuovo in una sua serie, aspetterò che la concluda.
Ripeto, Gantz non è un capolavoro, ma nelle prime due fasi, è una delle miscele di generi più interessanti che io sia riuscito a trovare.